Mauritania, l'anima segreta del Sahara

Destinazioni 26/05/2025  By 

Dune infinite, città carovaniere sospese nel tempo, oceani che sfumano nel deserto e una cultura antichissima che sopravvive tra silenzi e sabbia: la Mauritania è una terra che parla al viaggiatore curioso, quello che cerca l’essenza e non l’effimero, l’incontro autentico e non l’intrattenimento.

Viaggiare in Mauritania è un’esperienza intensa, che richiede preparazione, apertura e spirito di adattamento. Non è una destinazione da “tutto compreso”, ma un viaggio autentico per chi cerca l’essenza.


Chinguetti, la città delle biblioteche del deserto

Un tempo uno dei centri carovanieri più importanti del Sahara e oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Chinguetti è una città silenziosa e mistica, con le sue moschee di pietra e le biblioteche private che conservano manoscritti islamici risalenti a oltre mille anni fa. Passeggiare per le stradine sabbiose della vecchia città è come fare un salto indietro nel tempo: le antiche case in arenaria, i portali scolpiti, i cortili interni raccontano di un passato di sapere, scambi commerciali e spiritualità. Visitare Chinguetti non significa soltanto esplorare un sito storico: è un viaggio nel tempo, nella spiritualità islamica e nella cultura sahariana più autentica. La strada per raggiungere la città è già di per sé un’esperienza. Superata la città di Atar e le montagne dell’Adrar, si percorre una lunga pista di sabbia tra canyon, dune e altipiani battuti dal vento. Poi, quasi dal nulla, appaiono le torri basse della moschea antica, le mura in pietra color ocra, i vicoli sabbiosi che si intrecciano in un labirinto silenzioso. È la medina di Chinguetti, uno degli insediamenti islamici meglio conservati del deserto, costruita con tecniche tradizionali e materiali locali. La grande moschea, con il suo minareto squadrato in pietra grezza, è tra le più antiche dell’Africa ancora in funzione. Intorno, il quartiere antico rivela una straordinaria armonia architettonica: case basse, cortili interni, portali finemente scolpiti, tutto costruito per resistere al vento e al tempo. Ma ciò che rende Chinguetti unica al mondo sono le sue antiche biblioteche private, gelosamente custodite da famiglie che da secoli tramandano manoscritti preziosi. In queste stanze buie e fresche, protette da muri di fango e pietra, riposano migliaia di volumi scritti a mano su pergamena o cuoio, trattati di astronomia, medicina, giurisprudenza islamica, poesia e scienze naturali, alcuni risalenti al IX secolo. Le biblioteche di Chinguetti erano parte di una vera e propria “università del deserto” che attirava studiosi e pellegrini da tutto il Maghreb. Oggi ne restano solo cinque, visitabili grazie alla disponibilità dei discendenti delle famiglie custodi, che raccontano con orgoglio le storie dei loro antenati e mostrano con cura i testi più antichi. Una visita a queste biblioteche è un momento di silenzio e rispetto, un’immersione nella profondità culturale dell’Islam africano.Chinguetti non è solo un sito storico: è anche un’esperienza umana. Qui il ritmo è lento, la luce del deserto scolpisce ogni muro e il silenzio è così denso da sembrare sacro. Sedersi a bere tè alla menta con gli abitanti, ascoltare racconti di carovane e leggende sahariane, osservare le donne cucire abiti tradizionali sotto porticati ombreggiati: tutto contribuisce a creare un senso di sospensione, di essenzialità. Chi sceglie di dormire a Chinguetti può alloggiare in piccole auberge familiari o in accampamenti tradizionali, spesso gestiti da ex carovanieri o guide locali. I pasti sono semplici, a base di couscous, riso e carne di montone, sempre accompagnati da un immancabile bicchiere di tè, servito in tre fasi come vuole la tradizione mauritana: “il primo amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo lieve come la morte”. Per raggiungere Chinguetti è necessario un fuoristrada con autista esperto, partendo da Atar, a circa 90 km di distanza. La pista è sabbiosa ma scenografica, e il viaggio stesso è parte dell’esperienza. Non ci sono banche né sportelli automatici: è indispensabile portare con sé contanti (in ouguiya, la valuta locale) e acqua a sufficienza.Chinguetti è un luogo fragile, minacciato dalla desertificazione e dal lento spopolamento. Le dune si avvicinano ogni anno di più alle mura antiche, e le biblioteche rischiano di andare perdute se non adeguatamente sostenute. Per questo, visitarla oggi significa anche sostenere il patrimonio culturale di un popolo che lotta per preservare la propria memoria. Il turismo responsabile può fare la differenza, aiutando le comunità locali a proteggere e valorizzare questo tesoro del Sahara. In conclusione, Chinguetti è un viaggio nell’essenza dell’Africa sahariana: un luogo fuori dal tempo, dove la spiritualità, la storia e la natura si fondono in un equilibrio raro e potente. È una meta per chi ama la bellezza essenziale, il silenzio carico di significati, le tracce di un sapere antico che ancora oggi resiste tra le sabbie. Chi arriva fin qui non cerca comfort o attrazioni turistiche: cerca verità. E spesso, la trova.

Oasi di Terjit, l’incanto nascosto tra le montagne dell’Adrar

Terjit è un piccolo paradiso verde incastonato tra le pareti rocciose dell'Adrar. Qui, in mezzo a uno scenario desertico, scorre una sorgente naturale che alimenta palmeti lussureggianti e vasche d’acqua in cui è possibile rinfrescarsi. Circondata da montagne aride e canyon scolpiti dal vento, Terjit è una delle gemme più sorprendenti del Sahara mauritano, un rifugio naturale dove l’acqua sgorga da sorgenti millenarie e le palme danzano leggere nel silenzio del deserto. Scoprirla è come varcare la soglia di un mondo segreto, dove natura, spiritualità e tradizione si fondono in un’esperienza unica. Terjit si raggiunge dopo una deviazione sulla strada che collega Atar a Chinguetti. Lasciando la pista principale, ci si addentra in una stretta valle che si fa sempre più selvaggia, fino a che all’improvviso, tra pareti rocciose alte decine di metri, appare una striscia di verde intenso: è l’oasi. L’acqua sgorga tiepida da una sorgente nascosta tra le rocce e scorre lungo un ruscello che nutre palme, arbusti e canne. Il contrasto con la nudità del deserto circostante è abbagliante. L’aria qui è più fresca, resa umida dall’acqua che scivola lungo il fondovalle, creando pozze dove è possibile immergere i piedi o rilassarsi all’ombra. Il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli e il suono dell’acqua sostituiscono il silenzio assoluto del deserto, offrendo una tregua sensoriale e una rara sensazione di pace. Oltre alla sua bellezza naturale, Terjit è da secoli un luogo di grande valore simbolico per le popolazioni locali. Qui si sono celebrate nozze tradizionali, cerimonie di iniziazione e persino incoronazioni di capi tribali. Ancora oggi, molti mauritani considerano l’oasi un sito sacro, associato alla purificazione e alla rinascita. Gli abitanti della zona, soprattutto i nomadi che conoscono ogni sentiero dell’Adrar, amano raccontare storie su Terjit: leggende antiche, miracoli legati alla sorgente e ricordi di incontri tra carovanieri. Sedersi sotto le palme a sorseggiare un bicchiere di tè alla menta, preparato secondo il rituale sahariano, è il modo più autentico per entrare in contatto con questa dimensione spirituale e accogliente. Chi desidera prolungare la propria permanenza può alloggiare nei campi tendati tradizionali ai margini dell’oasi. Le tende, spesso gestite da famiglie locali, offrono un’accoglienza semplice ma calorosa, fatta di tappeti, couscous, musica al chiaro di luna e notti stellate di rara intensità. Non c’è elettricità, né connessione: solo la compagnia del cielo, il profumo delle palme e il sussurro del deserto. Terjit è anche un punto di partenza ideale per escursioni nei dintorni: si possono esplorare le formazioni rocciose dell’Adrar, visitare le vicine oasi di Mhaïreth e Tergit El Kheil, o proseguire verso l’antica città carovaniera di Chinguetti. Per gli amanti del trekking, le valli e i canyon offrono percorsi avventurosi tra natura selvaggia e panorami mozzafiato. È sempre consigliabile farsi accompagnare da una guida locale, sia per orientarsi tra le piste sahariane sia per vivere appieno il contatto con la cultura mauritana. Visitare l’Oasi di Terjit non significa solo scoprire un paesaggio spettacolare, ma entrare in una dimensione diversa, dove il tempo rallenta, i sensi si risvegliano e l’anima si riconnette con qualcosa di essenziale. È una destinazione perfetta per chi cerca silenzio, autenticità e bellezza lontano dai circuiti del turismo di massa. In un mondo che corre, Terjit è una pausa, un respiro, un segreto da custodire.

Banc d’Arguin, tra fenicotteri e pescatori Imraguen

Il Parco Nazionale del Banc d’Arguin è una delle più importanti riserve naturali d’Africa. Qui, tra spiagge incontaminate, lagune salmastre e silenzi profondi, la natura ha scolpito un ecosistema straordinario, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e considerato uno dei siti di maggiore importanza ornitologica al mondo. Tra dune costiere e lagune salmastre, migliaia di uccelli migratori si danno appuntamento ogni anno. Ma il fascino del Banc d’Arguin non si limita alla sua biodiversità: è anche la casa degli Imraguen, una comunità di pescatori che ha saputo conservare nei secoli un rapporto armonioso e rispettoso con l’ambiente. Il Banc d’Arguin si estende lungo circa 180 chilometri di costa tra Nouakchott e Nouadhibou, in una zona in cui il deserto si frantuma in banchi di sabbia, isolotti, lingue di mare e saline. Le acque poco profonde e ricche di nutrienti attraggono milioni di uccelli: fenicotteri rosa, pellicani, aironi, pivieri, gabbiani, cormorani e sterne trovano rifugio e cibo in questo ambiente unico. Tra ottobre e marzo il parco si trasforma in un vero paradiso per il birdwatching, con presenze che provengono dalla Siberia, dall’Europa settentrionale e persino dal Canada. I cieli si animano di voli sincronizzati, mentre il silenzio del deserto è rotto solo dal battito d’ali e dal rumore del vento tra le dune. Non meno affascinante è la vita marina: delfini, squali innocui, tartarughe marine e numerose specie di pesci vivono nelle acque dell’Atlantico che bagnano il parco. La zona è protetta e regolamentata, e la pesca è consentita solo con tecniche tradizionali non invasive. Il cuore culturale del Banc d’Arguin sono gli Imraguen, una comunità di pescatori semi-nomadi che da secoli abita queste terre. La loro vita è scandita dal ritmo delle maree e delle stagioni, e la loro sopravvivenza è legata a un sapere antico tramandato oralmente. Gli Imraguen sono famosi per una pratica unica al mondo: pescano in collaborazione con i delfini. Questi ultimi, abituati alla presenza umana, aiutano i pescatori a radunare i pesci verso la riva, dove vengono poi catturati con reti tradizionali. È un esempio straordinario di coesistenza tra uomo e natura, e uno dei pochi casi documentati di pesca interspecifica attiva. Visitare un villaggio Imraguen, come Iwik o Arkeiss, significa immergersi in una realtà fuori dal tempo. Le capanne di legno e sabbia, i ritmi lenti, le piroghe colorate, i sorrisi discreti: tutto parla di una vita semplice ma profondamente radicata in un equilibrio millenario. Alcune comunità accolgono i visitatori in alloggi spartani ma calorosi, dove è possibile assaggiare il pesce appena pescato, ascoltare i racconti dei pescatori e comprendere il significato profondo della parola “resilienza”. Il Banc d’Arguin non è una destinazione per turisti frettolosi o amanti del comfort. Qui si viene per ascoltare, osservare, respirare. È il luogo perfetto per chi cerca un contatto autentico con la natura e con culture lontane. Si può esplorare il parco in 4x4 con guide locali, oppure vivere la lentezza di una gita in piroga tra le isole sabbiose, accompagnati da pescatori che conoscono ogni corrente, ogni banco di sabbia, ogni volo d’uccello. Il tramonto, quando il sole si spegne sul mare e il cielo si tinge di arancio e rosa, è un momento quasi mistico, in cui il tempo sembra fermarsi. Il Banc d’Arguin si trova a circa 4-6 ore di viaggio in 4x4 da Nouakchott. Le strade sono in parte asfaltate e in parte sabbiose, quindi è consigliato viaggiare con autisti esperti o agenzie locali. Per entrare nel parco è necessario ottenere un permesso, disponibile presso le agenzie turistiche o direttamente all’ingresso del parco. Nei villaggi come Iwik e Arkeiss si trovano alloggi tradizionali gestiti dalla comunità, con possibilità di pasti e visite guidate. Portate con voi: binocolo, abbigliamento leggero ma coprente, crema solare, torcia, scorte d’acqua, e uno spirito pronto a lasciarsi sorprendere.

Nouakchott, tra modernità e tradizione

La capitale, spesso sottovalutata, offre invece una fotografia interessante della Mauritania contemporanea. Città giovane e affacciata sull’Atlantico, Nouakchott è un luogo sorprendente, dove la modernità timida convive con l’eredità del deserto e le tradizioni nomadi si mescolano a ritmi urbani in continua trasformazione. Nata negli anni ’60 come villaggio di pescatori, oggi Nouakchott è una metropoli in espansione, viva, polverosa e affascinante. Passeggiando tra le sue strade si percepisce la tensione tra due mondi: da un lato i nuovi quartieri con palazzi ministeriali, banche e hotel; dall’altro i mercati affollati, le tende nomadi piantate in periferia, i cammelli che ancora attraversano alcune vie sabbiose. Uno dei luoghi più evocativi è il port de pêche, dove ogni pomeriggio decine di piroghe colorate tornano a riva cariche di pesce. È uno spettacolo autentico, tra pescatori in abiti tradizionali, reti stese al sole e gabbiani in volo. Da non perdere anche il Marché Capitale, il cuore commerciale della città, dove spezie, stoffe, artigianato e profumi raccontano l’anima multiculturale della Mauritania. Per chi ama la cultura, il Museo Nazionale offre uno sguardo sulla storia e le civiltà del Paese, mentre le moderne moschee, come quella saudita, mostrano l’eleganza architettonica dell’islam mauritano. Nouakchott non è una città da cartolina, ma un luogo da vivere con curiosità e apertura. È il punto d’incontro tra sabbia e mare, tra passato e futuro, tra nomadismo e urbanizzazione. Una capitale che racconta, a modo suo, l’identità profonda di un Paese tutto da scoprire. 

Il treno del deserto, tra Zouérat e Nouadhibou

Uno dei viaggi più iconici dell’Africa: il treno minerario che trasporta ferro da Zouérat a Nouadhibou, lungo oltre 700 km (leggi anche il nostro articolo sui viaggi lungo le ferrovie più spettacolari d’Africa). È il treno più lungo e pesante del mondo, ma alcuni vagoni aperti sono disponibili anche per i passeggeri più avventurosi. Il viaggio dura circa 16-20 ore, in mezzo a scenari lunari e tempeste di sabbia, ed è un’esperienza estrema, ma indimenticabile. Non è un treno per turisti, ma è proprio questo a renderlo così affascinante. Il convoglio si compone di decine e decine di vagoni carichi di minerale di ferro e solo uno o due vagoni passeggeri, spartani e affollati, spesso sostituiti da un’esperienza ancora più radicale: viaggiare direttamente sopra i vagoni merci, all’aria aperta, sotto il sole rovente e il cielo stellato. Un viaggio scomodo, polveroso, ma incredibilmente autentico. Il tragitto può durare dalle 16 alle 20 ore, a seconda delle condizioni. Si parte spesso al tramonto da Zouérat, con il cielo che si tinge di rosa e arancio tra le rocce dell’Adrar, per poi attraversare un paesaggio ipnotico, fatto di dune, altopiani e piccoli villaggi sparsi nel nulla. Nelle soste improvvise, capita di incontrare nomadi che salutano il treno come un’ombra amica nel deserto. Il vento, la sabbia che si insinua ovunque, il rumore costante dei binari e il buio profondo della notte sahariana creano un’atmosfera quasi onirica. Dormire sul ferro grezzo, avvolti in un turbante per proteggersi dalla polvere, mentre sopra la testa si apre uno dei cieli più limpidi e stellati del pianeta, è un’esperienza che pochi dimenticano. Il viaggio si conclude a Nouadhibou, città portuale affacciata sull’Atlantico, dove il contrasto tra il deserto infinito e l’oceano crea un’atmosfera surreale. Da qui si può proseguire verso il Banc d’Arguin o rilassarsi dopo l’impresa in uno dei ristoranti che servono pesce freschissimo. Viaggiare sul treno del deserto non è per tutti, ma per chi cerca autenticità, avventura e silenzio assoluto, è un'esperienza indimenticabile. È un modo per conoscere la Mauritania da vicino, dal suo ventre minerario al respiro del Sahara, seguendo il ritmo lento ma costante dell’acciaio che taglia la sabbia.

Ouadane, l'eco della storia de Sahara

Incastonata tra le rocce rossastre dell’altopiano dell’Adrar, Ouadane è uno di quei luoghi che sembrano appartenere a un’altra epoca, dove il tempo si è fermato e il silenzio del deserto avvolge ogni cosa con una maestosa solennità. Situata nel cuore della Mauritania settentrionale, questa città storica, oggi in gran parte abbandonata, è una destinazione affascinante per chi desidera scoprire un’Africa sahariana autentica, misteriosa e profondamente spirituale. Fondata nel 1147 come importante punto di sosta sulle rotte carovaniere che collegavano il Maghreb con il cuore dell’Africa subsahariana, Ouadane fu per secoli un fiorente centro di commercio, cultura e scienza islamica. Le sue antiche biblioteche conservavano manoscritti preziosi su astronomia, medicina, diritto e poesia, testimonianza di una civiltà raffinata che prosperava in mezzo al deserto. Oggi, il visitatore che raggiunge Ouadane dopo ore di pista nel nulla viene accolto da un miraggio di pietra, con case in rovina che si arrampicano lungo un pendio sabbioso, bastioni medievali che ancora resistono al tempo, e la magnifica moschea antica, costruita in pietra grezza, simbolo silenzioso della fede e della resilienza del luogo. Camminare tra i vicoli della città vecchia, tra mura sbrecciate e porte scolpite, è come entrare in una scenografia sospesa tra storia e leggenda. L’atmosfera è irreale, amplificata dalla luce abbacinante del giorno e dal silenzio quasi mistico che regna al tramonto. Non è raro trovarsi soli tra le rovine, in compagnia solo del vento e di qualche bambino curioso che scende dalla parte nuova della città per osservare i rari visitatori. Ouadane è anche la porta d’ingresso a uno dei paesaggi più enigmatici della Mauritania: la struttura di Richat, nota come “l’occhio dell’Africa”, una formazione geologica circolare visibile perfino dallo spazio, che si trova a breve distanza nel deserto circostante. Viaggiare fino a Ouadane non è semplice: richiede tempo, spirito d’avventura e il desiderio di uscire dai circuiti battuti. Ma la ricompensa è straordinaria: un tuffo profondo nella storia sahariana, un paesaggio che toglie il fiato e la possibilità di vivere per un momento la suggestione dell’infinito. Per chi cerca emozioni autentiche e silenzi pieni di significato, Ouadane è una meta che vale il viaggio.

Consigli pratici e informazioni essenziali

La Mauritania, con le sue atmosfere sospese sui tempi sahariani, è una terra che non si offre facilmente, ma che si rivela lentamente, a chi ha voglia di ascoltare il vento del deserto e le storie degli uomini che ancora lo attraversano. Un’avventura forte, per chi cerca autenticità, silenzio e meraviglia. Chi ci va, torna diverso. Non resta che seguire i nostri consigli per pianificare il viaggio.

1. Visto e documenti
Il visto è obbligatorio e si può ottenere direttamente all’aeroporto di Nouakchott (circa 55 euro, da pagare in contanti). Il passaporto deve avere validità residua di almeno sei mesi.

2. Moneta e pagamenti
La valuta locale è l’ouguiya (MRU). Le carte di credito sono raramente accettate fuori da Nouakchott: è essenziale portare euro in contanti e cambiarli in loco. Si consiglia di cambiare una parte all’aeroporto e il resto tramite guide o strutture fidate.

3. Quando andare
I mesi ideali sono da novembre a febbraio, quando il clima è secco e le temperature più accettabili (di giorno 25–30°C, la notte anche sotto i 10°C). L’estate può essere insostenibile, con punte oltre i 45°C.

4. Lingua
La lingua ufficiale è l’arabo, ma il francese è diffusissimo e spesso l’unica lingua accessibile per i turisti. L’inglese è poco parlato: una guida francofona è caldamente consigliata.

5. Sicurezza
Viaggiare con una guida locale è il modo migliore per muoversi in sicurezza. È sconsigliato viaggiare di notte e nelle aree di confine con Mali e Algeria. Consultare sempre il sito della Farnesina prima della partenza.

6. Salute e farmaci
Non sono richieste vaccinazioni obbligatorie, ma sono consigliate quelle contro epatite A, tifo, tetano e rabbia per soggiorni lunghi. Portare con sé farmaci personali, disinfettanti e repellenti contro le zanzare.

7. Alimentazione
La cucina mauritana è semplice: carne di montone, riso, cous cous, pesce sulla costa e tanto tè verde alla menta. Attenzione all’igiene: meglio consumare solo acqua in bottiglia sigillata ed evitare cibi crudi nei villaggi.

8. Abbigliamento e rispetto dei costumi
È bene indossare abiti lunghi, leggeri e di colori neutri. Le donne straniere non sono obbligate al velo, ma è bene coprirsi spalle e gambe, soprattutto nei villaggi. Un foulard è utile anche contro il vento e la sabbia.

9. Fotografia
Chiedere sempre il permesso prima di fotografare persone, specialmente donne. Evitare di scattare immagini a edifici governativi, militari o check-point.

10. Come muoversi
Le strade asfaltate sono poche e spesso in cattivo stato. Per esplorare il deserto è indispensabile un veicolo 4x4 con autista esperto. Evitate il fai-da-te: affidatevi ad agenzie locali o tour operator specializzati.

 





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