Dancalia ed Etiopia orientale: viaggio agli estremi della bellezza

Destinazioni 07/07/2025  By 

Ci sono viaggi che cambiano lo sguardo, che spingono il visitatore oltre i confini della realtà. La Dancalia e l’Etiopia orientale sono esattamente questo: terre di fuoco e sale, città sacre e mercati millenari, abitati da popoli fieri e legati a un tempo arcaico. 

Tra deserti vulcanici, città sante e mercati ancestrali: alla scoperta di una delle regioni più affascinanti e inospitali d’Africa. Terre dove la natura si manifesta con un'intensità quasi soprannaturale, e dove l’uomo, pur tra mille difficoltà, ha costruito culture, riti e città che lasciano un segno profondo in chi le visita. Sono regioni estreme, selvagge, eppure di una bellezza tanto aspra quanto magnetica. Viaggiare qui significa addentrarsi in un’Africa diversa da ogni altra, fatta di crateri ribollenti, paesaggi lunari, città di pietra, popoli fieri e tradizioni che resistono da secoli. Chi sceglie di esplorarle entra in un mondo fuori dal tempo, dove la geografia si confonde con il mito e la fatica si trasforma in meraviglia.


1. La depressione della Dancalia e il deserto di sale

A cavallo tra l’Etiopia, l’Eritrea e Gibuti si estende una delle regioni più inospitali e affascinanti del pianeta: la Depressione della Dancalia. Situata sotto il livello del mare (a oltre 120 metri di profondità), questa vasta area desertica è caratterizzata da un clima estremo (tra i più caldi della Terra) che ne fa una delle aree più calde e inospitali del pianeta, dove le temperature annuali medie superano spesso i 35°C. Il paesaggio, spettrale e sconfinato, è caratterizzato da vaste distese di sale, vulcani attivi, laghi acidi e fumarole sulfuree. In questa zona desertica, apparentemente disabitata, si muovono da secoli le carovane degli Afar, popolo indomito, abituato a vivere tra lava, vento e sale. Sconfinando nel territorio di Gibuti si raggiunge il deserto di sale del Lago Assale (o Karum), una vasta pianura salina, bianca e abbagliante, che per secoli è stata una fonte primaria di "oro bianco": il sale. Tutt’oggi le carovane dei nomadi percorrono chilometri per giungere in questo posto remoto ed estrarre blocchi di salgemma, ancora lavorati secondo metodi antichi. Qui, ogni mattina, gli uomini estraggono con picconi e bastoni lunghi blocchi regolari, che vengono poi caricati su cammelli per un viaggio commerciale di giorni. Camminare accanto a queste carovane, tra i bagliori bianchi del deserto e l’odore acre della terra bruciata, è come fare un salto indietro nel tempo. Si ha la sensazione di trovarsi ai margini del mondo conosciuto, in un paesaggio primordiale che sembra uscito da un altro pianeta.

Informazioni pratiche:

  • Si può raggiungere la zona con un’escursione in 4x4 da Mekelle, in gruppi organizzati con guide locali.
  • L’area richiede permessi e accompagnamento armato, per motivi di sicurezza.
  • Il pernottamento avviene in campi tendati spartani, tra le comunità Afar.

Il vulcano Erta Ale: camminare sulla crosta del mondo

Tra le attrazioni più spettacolari della regione, l’Erta Ale è un vulcano attivo che ospita uno dei pochissimi laghi di lava permanente del mondo. Il suo nome significa “montagna fumante” nella lingua afar, e raggiungerlo è un’impresa avventurosa: si parte spesso di notte, per evitare il caldo estremo, e si risale a piedi un sentiero che attraversa paesaggi lunari, fatti di rocce vulcaniche nere e canyon aridi. Alto circa 613 metri, è in costante attività e custodisce un raro lago di lava permanente, uno dei pochi al mondo. La sua energia tellurica è impressionante, e osservarla da pochi metri di distanza regala una sensazione primitiva, ancestrale. L’ascesa al cratere si effettua solitamente di notte, per evitare le temperature estreme e per poter ammirare, al buio, il magma vivo che ribolle nel ventre della terra. Una volta in cima, lo spettacolo è ipnotico: la lava incandescente si muove e ribolle come sangue vivo sotto la crosta terrestre. Di notte, il cratere si illumina di rosso, creando un’atmosfera irreale. Dormire in tenda a pochi passi dal bordo, osservando le fiamme della Terra, è un’esperienza che resta impressa per sempre nella memoria. Al mattino, ci si sveglia sopra un mondo nero di roccia lavica solidificata, in un silenzio lunare rotto solo dallo scoppiettio del cratere.

 Informazioni pratiche:

  • È obbligatorio partecipare a tour organizzati da agenzie esperte.
  • La salita richiede circa 3-4 ore a piedi (media difficoltà).
  • Portare torce frontali, acqua, scarpe robuste e mascherine per cenere e gas.

Dallol: un paesaggio psichedelico ai confini dell’abitabile

Se esiste un luogo sulla Terra che può assomigliare a un paesaggio alieno, è senza dubbio Dallol, nel cuore della Dancalia. Situato in un’area di intensa attività geotermale, questo sito geotermale sembra uscito da un film di fantascienza e offre un caleidoscopio di colori e forme: sorgenti acide verde smeraldo, coni di zolfo giallo acceso, bacini di sali minerali rosso ruggine, colonne cristalline. Qui l’attività vulcanica ha creato piscine acide dai colori impossibili – giallo brillante, verde fosforescente, arancio acceso – tra colonne di sale cristallizzato, formazioni minerali e vapori sulfurei. La temperatura può superare i 45°C anche all’alba, ma la bellezza di questo paesaggio psichedelico vale ogni goccia di sudore. Il tutto è reso ancora più surreale dalle fumarole, dai geyser e dalla temperatura infernale. Dallol è anche il punto più basso d’Africa (circa 130 metri sotto il livello del mare) e uno dei luoghi più inospitali del pianeta (il punto più caldo abitato al mondo per media annuale), ma nonostante ciò, gli Afar continuano a sfruttarne i depositi di sale e minerali, accettando le condizioni estreme. Incredibilmente anche qui la vita resiste, tra i lavoratori del sale e i piccoli insediamenti che punteggiano il paesaggio brullo.

Informazioni pratiche:

  • Si raggiunge in jeep da Hamed Ela, il villaggio-base.
  • Il percorso attraversa deserti di lava e distese saline.
  • Il sito è molto fragile: è vietato toccare o danneggiare le formazioni.

Harar: la città delle cento moschee

Dopo l’inferno minerale della Dancalia, l’anima dell’Etiopia orientale si rivela in tutta la sua profondità nella città di Harar, la quarta città santa dell’Islam (dopo Mecca, Medina e Gerusalemme), patrimonio dell’umanità UNESCO. Fondata oltre mille anni fa, circondata da possenti mura medievali, Harar è un labirinto di viuzze colorate, moschee antiche, mercati vivaci e case dalle porte intagliate. Tra i suoi vicoli stretti e profumati si incontrano 88 moschee, 102 santuari sufi e case color pastello con portali finemente decorati. La cultura harari è viva, intensa: si sente nei mercati del khat (foglie euforizzanti da masticare), nei piccoli caffè artigianali, nei laboratori di tessitura. Harar è anche legata al mito occidentale: qui visse per anni il poeta francese Arthur Rimbaud, che commerciava caffè e armi e lasciò dietro di sé una leggenda. Harar, infine, è anche famosa per la sua tradizione letteraria e mistica, oltre che per il suo caffè profumato, coltivato nella regione e tostato nelle piccole torrefazioni della città. Imperdibile è l’incontro con le iene addomesticate: ogni sera, alla periferia delle mura, si tiene il “feeding ritual”, durante il quale uomini locali nutrono le iene con carne tenuta in bocca, in una scena a metà tra il sacro e il selvaggio.

Informazioni pratiche:

  • Si raggiunge facilmente con voli interni per Dire Dawa, seguiti da 2h di auto.
  • Si consiglia una guida locale per esplorare i quartieri musulmani e cristiani.
  • Da non perdere: la casa-museo di Rimbaud e il rituale delle iene.

Il mercato di Babile e la “Valle degli Elefanti”

A circa 30 km da Harar si trova la cittadina di Babile, celebre per il suo mercato del sabato mattina, uno dei più grandi e autentici dell’Etiopia orientale. Qui convergono venditori di cammelli, tessuti, spezie e utensili da tutta la regione, e l’atmosfera è quella di una fiera ancestrale, dove si baratta, si discute e si beve caffè speziato tra le tende. Il suo mercato è famoso anche per la compravendita di cammelli e foglie di khat, ma soprattutto per l’atmosfera vivace e l’autenticità dei suoi scambi. Qui si mescolano etnie diverse: harari, oromo, somali, afar, tutti venuti a commerciare o acquistare. Le trattative sono animate, spesso teatrali, e il visitatore curioso viene accolto con un misto di diffidenza e curiosità. Poco lontano, la Valle delle Rocce di Babile, detta anche "Valle degli Elefanti", ospita bizzarre formazioni granitiche che evocano animali scolpiti dal vento. Alcune rocce ricordano con sorprendente realismo sagome di pachidermi, di cammelli o di leoni addormentati. Camminare tra questi monoliti giganti, immersi in un paesaggio semiarido, è un’esperienza quasi mistica.

 Informazioni pratiche:

  • Raggiungibile da Harar in meno di un’ora.
  • Il mercato inizia presto: conviene arrivare entro le 9:00.
  • Per la valle delle rocce, si consiglia di farsi accompagnare da guide locali.

Il Parco Nazionale di Awash: savana, vulcani e fauna selvaggia

A sud-ovest della Dancalia, lungo il fiume omonimo, si estende il Parco Nazionale di Awash, una delle prime aree protette istituite in Etiopia. È un luogo di sorprendente biodiversità, dove la savana arida incontra zone umide, canyon e altopiani vulcanici. Il parco ospita zebre, orici, babbuini, coccodrilli del Nilo, antilopi dik-dik, nonché oltre 450 specie di uccelli, tra cui aquile pescatrici, ibis, martin pescatori e buceri. Il paesaggio è punteggiato da palme doum, acacie ombrellifere e fumarole geotermiche. Le cascate dell’Awash, che cadono in un profondo canyon, sono uno degli scorci più scenografici del parco, mentre il Monte Fentale, un cratere spento che si può scalare, offre una vista mozzafiato sulle pianure circostanti.

Informazioni pratiche:

  • Si trova a circa 3h di auto da Addis Abeba.
  • È possibile pernottare all’interno del parco in eco-lodge o campeggi.
  • Ideale come tappa prima o dopo la Dancalia, per ammirare la fauna africana.

Il fascino primordiale del lago Afrera

Nel cuore della Depressione della Dancalia, una delle regioni più inospitali e affascinanti dell’Etiopia, si nasconde un luogo tanto remoto quanto sorprendente: il lago Afrera. Incastonato tra distese di lava nera e coni vulcanici, questo specchio d’acqua salata brilla come un miraggio in un paesaggio lunare, a oltre cento metri sotto il livello del mare. È uno dei pochi laghi ipersalini del pianeta ancora attivi dal punto di vista geologico, e rappresenta un tesoro naturale e culturale poco conosciuto ma assolutamente straordinario.

Visitare il lago Afrera significa immergersi in un mondo fuori dal tempo. Il contrasto tra il bianco abbacinante delle saline, il blu intenso dell’acqua e i colori caldi della terra vulcanica regala scenari mozzafiato, specialmente all’alba e al tramonto. Gli Afar, popolo fiero e resiliente che abita queste terre estreme, estraggono ancora oggi il sale con metodi tradizionali, in un’attività che ha plasmato per secoli la cultura e l’economia della regione.

Lontano dai circuiti turistici convenzionali, Afrera è una destinazione per viaggiatori curiosi, alla ricerca di emozioni autentiche. Il percorso per raggiungerlo è impegnativo, ma il silenzio del deserto, il cielo infuocato dal sole e la forza di un ambiente primordiale ripagano ogni sforzo. Per chi vuole scoprire un volto diverso dell’Etiopia, fatto di natura estrema, resilienza umana e bellezza selvaggia, il lago Afrera è una tappa imperdibile.

Informazioni pratiche:
Il lago si raggiunge in fuoristrada da Semera o da Mekele, solo con guida esperta.
Quando andare: da novembre a febbraio, evitando il caldo estremo dei mesi estivi.
Prestare attenzione: zona remota, senza strutture turistiche: portare acqua, cibo, carburante e tenda.

Consigli pratici e informazioni essenziali

Visitare la Dancalia e l’Etiopia orientale non è un’impresa per tutti. Richiede spirito d’adattamento, curiosità, e una certa resistenza fisica. Non si può improvvisare, bisogna affidarsi a guide preparate e agenzie serie, sapendo fin dall’inizio che si potrà andare incontro a imprevisti e contrattempi che renderanno il viaggio ancor più emozionante, a condizione di partire preparati. Ma è proprio questa difficoltà ad accrescere il fascino di un viaggio che non è mai solo turistico, ma introspettivo e trasformativo. Qui si torna diversi: con lo sguardo più profondo, con la pelle segnata dal sole e con il cuore pieno di meraviglia. Perché l’Etiopia, nelle sue terre più estreme, non si lascia solo visitare: si imprime.

1.    Quando andare: il periodo migliore va da novembre a febbraio, quando le temperature sono più sopportabili, soprattutto in Dancalia. Sconsigliati i mesi primaverili ed estivi per il caldo torrido.

2.    Documenti: visto elettronico obbligatorio e può essere richiesto online (e-visa) sul sito ufficiale del governo etiope. Necessario il passaporto con almeno 6 mesi di validità.

3.    Vaccinazioni: obbligatoria la febbre gialla solo se si proviene da zone a rischio. Consigliati anche tifo, epatite A e profilassi antimalarica (soprattutto per zone al di fuori della Dancalia).

4.    Sicurezza: la Dancalia è visitabile solo con guide locali e convogli autorizzati. È fondamentale affidarsi ad agenzie esperte e aggiornarsi sulla situazione politica e di sicurezza tramite il sito Viaggiare Sicuri della Farnesina. Alcune zone, soprattutto nella regione Afar, prevedono la presenza obbligatoria di militari o poliziotti armati per la sicurezza dei turisti.

5.    Fuso orario: +2h rispetto all’Italia (senza ora legale).

6.    Valuta: Il birr etiope (ETB) è la moneta ufficiale. Portare contanti, poiché le carte di credito sono accettate solo in alcune città e alberghi. I bancomat sono rari fuori da Addis.

7.    Lingua: amarico (ufficiale), ma in Dancalia si parla l’afar; in Harar anche arabo e harari. L’inglese è abbastanza diffuso.

8.    Alloggio: in Dancalia si dorme in campi tendati essenziali; ad Harar e Dire Dawa si trovano guesthouse e piccoli hotel.

9.    Trasporti: i trasferimenti verso la Dancalia richiedono veicoli 4x4. I voli interni (es. Addis Abeba–Dire Dawa) sono affidabili e spesso necessari.

10. Internet: debole e instabile, soprattutto fuori dai centri urbani.

11. Alimentazione: evitare acqua non imbottigliata e cibi crudi. Portare snack personali per le zone remote.

12. Attrezzatura: torcia, borraccia termica, sali minerali, medicinali di base, sacco a pelo leggero.

13. Cibo: cucina speziata e saporita, ma talvolta impegnativa per stomaci delicati. Portare con sé snack, crackers o barrette energetiche. Ottimi il caffè e la birra locali

14. Valigia e zaino: prediligere abiti leggeri, a maniche lunghe, cappelli, foulard per proteggere bocca e naso dalla sabbia, occhiali da sole e scarpe robuste. Portare sempre con sé scorte d’acqua e sali minerali.

15. Cultura e rispetto: l’Etiopia è un paese di grande orgoglio culturale e religioso. Rispettare le norme locali, evitare abiti succinti e mostrare sensibilità verso le tradizioni islamiche ad Harar. Chiedere sempre prima di fotografare persone, soprattutto donne afar o harari. Spesso viene richiesto un compenso per farsi fotografare.





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