Storia e cultura
Cape Town ha una storia complessa e stratificata. Fondata nel 1652 come stazione di rifornimento per le navi olandesi, è stata testimone di secoli di colonizzazione, apartheid e rinascita. Camminando per le strade del colorato quartiere di Bo-Kaap, si può scoprire la ricca eredità della comunità malese del Capo.
Città del Capo – chiamata non a caso la Città Madre del Sudafrica – ha avuto origine grazie alla sua posizione strategica lungo le rotte commerciali marittime. Quando la Compagnia Olandese delle Indie Orientali (Voc) fondò la città nel 1652, si trattava solo di un piccolo avamposto destinato al rifornimento delle navi dirette all’Estremo Oriente.
La comunità di marinai che vi si insediò rischiava di essere decimata dalla fame e dalle malattie. Tuttavia, quel piccolo nucleo sarebbe presto cresciuto, portando con sé drammatici conflitti e violenti scontri. I primi a subirne le conseguenze furono i popoli indigeni, i Khoi e i San, a cui furono progressivamente sottratte terre fertili e sorgenti d’acqua dolce attraverso l’uso delle armi.
Nel 1660, Jan van Riebeeck, comandante della spedizione Voc, ordinò di piantare una lunga siepe di mandorli per delimitare i confini dell’insediamento e impedire alle comunità locali di accedere alle terre conquistate dai coloni. Quella barriera vegetale, che si estendeva dalle pendici occidentali della Table Mountain fino al mare, rappresenta il primo tentativo di separazione tra colonizzatori europei e popolazioni indigene, anticipando di tre secoli l’istituzione dell’apartheid (che in afrikaans significa appunto “separazione”). Resti della siepe sono ancora visibili oggi nei Giardini botanici di Kirstenbosch, un richiamo silenzioso alla storia complessa della città. Il Robben Island Museum, dove Nelson Mandela fu imprigionato per 18 anni, è una tappa obbligata per comprendere le lotte per la libertà e l'uguaglianza.