"Lo tiene stretto al petto. Lo accarezza sulla testa, lo sguardo fisso negli occhi socchiusi del suo piccolo di tre mesi che ora si addormenta. Il fratellino, quattro anni circa, gioca poco in più in là. Stacca rami, si dondola sulle liane, corre, salta, si rotola nell’erba. Intanto il papà, a pochi metri di distanza, si gode l’ombra appoggiato a un grosso tronco e vigila sulla sua famiglia. Guardandoli sembra di essere tornati a qualcosa che si è perso da tempo e che qui, in questa folta foresta, lontano da tutto quello che conosciamo, lontano da tutto quello che ci è stato insegnato, improvvisamente ritorna alla mente. E allora anche la macchina foto grafica è un di più. La posi. E li guardi. Ti perdi in quegli occhi scuri che ti fissano attenti. Ti perdi in questo luogo primordiale che ti regala un’emozione profonda, seppellita da millenni nell’inconscio e che ora riaffiora. Non serve fare fotografie. Questa immagine, questi istanti restano dentro. Quegli occhi, quei gesti, così simili a quelli umani, faranno parte dei ricordi indelebili della vita." Cosi afferma un articolo di Lifegate.
L’incontro con i gorilla di montagna vale da solo un viaggio in Uganda. Per anni è stato possibile raggiungere i primati solo dal Bwindi National Park, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, e noto un tempo come “Foresta impenetrabile”. E' una delle foreste africane con la maggiore diversità biologica, oltre ai circa 320 gorilla, la metà dell’intera popolazione mondiale.